Temporary blog

“Affidarmi ad un Temporary Manager… E’ tutta una questione di fiducia!”

Quello si che è stato un gran cambiamento!

Così mi rispose Francesco prima di Natale, un imprenditore lombardo, rispondendo alla mia domanda se avesse avuto esperienza di un Temporary Manager in azienda. 

L’inizio del cambiamento 

“Nel 2018 ho chiesto ad una società di temporary management se mi aiutavano a recuperare delle competenze gestionali e organizzative che mi mancavano”, mi disse. 

Poi aggiunse. “Molte aziende sbagliano a far uso di Temporary Manager solo quando sono in crisi. Io invece mi sono rivolto a loro quando ero in piena salute. Il mio obiettivo era migliorare ancora di più. Dopo aver fatto un check up completo, hanno individuato alcune criticità e opportunità su cui era necessario intervenire. Allo stesso tempo hanno analizzato le nostre aree strategiche: la produzione, gli acquisti e la rete commerciale. E’ emerso come nelle operations alcuni processi dovevano subito essere rivisti e snelliti, applicando degli standard work per stabilizzare una eccessiva variabilità la quale causava inefficienza all’interno dei reparti, oltre che mal di pancia alla rete vendita. Negli acquisti era invece necessario ridurre i fornitori per ottenere condizioni migliori e attivare una partnership forte di fornitura lungo tutta la filiera. Inoltre mi hanno anche aiutato a capire che tra i miei collaboratori c’erano persone che non avevano più le competenze per crescere con l’azienda. La scelta diventava difficile. Non mi rimaneva che affidarmi totalmente a loro. Gli ho dato la massima fiducia per uscire quanto prima da una situazione che mi poteva portare fuori strada. Ero in piena salute ma i sintomi della malattia non riuscivo a vederli senza il loro aiuto”. 

 

Credere nel valore della fiducia 

“Non deve essere stato semplice” – risposi d’istinto – “molti imprenditori si chiudono a riccio quando un Temporary Manager evidenzia situazioni critiche su cui è necessario intervenire!”. 

“No, certo… all’inizio non è stato semplice. Ho dovuto forzare il mio orgoglio e credere nel valore della fiducia” – mi disse con un alto senso del dovere l’imprenditore, poi aggiunse – “Il segreto era mettermi a fianco del Temporary Manager per far capire ai miei collaboratori che io ci credevo e che per qualsiasi cosa io per loro c’ero sempre. Questa è stata un’intuizione magnifica. Abbiamo imparato tutti cosa significa fidarsi l’uno dell’altro. Molte decisioni sono state prese assieme. Se devo essere sincero non so se da solo fossi riuscito a prendere alcune decisioni. Rinunciare ad alcune persone che consideravo insostituibili all’interno della mia organizzazione ma che, grazie al Temporary Manager, capii che rappresentavano un limite che bloccava lo sviluppo della mia azienda…no questo non sarei mai riuscito a farlo da solo. Sono stato in grado di mettere in discussione 15 anni di lavoro fatto precedentemente. E si, se non mettevo al primo posto la fiducia, ora sarei in forti difficoltà dopo 2 anni di pandemia”. 

 

Il Temporary Manager come mentore interno 

“E ora?” – chiesi io incuriosito dal suo modo appassionato di raccontare – “dopo 4 anni riuscite ad essere autonomi nella gestione dell’azienda?” 

“Ma che!…, da quella volta ho capito che il Temporary Manager è come un mentore interno. La loro esperienza di uomini d’azienda, più che top manager che guardano solo ai numeri, gli permette di intervenire subito nella soluzione del problema. Una volta definita l’area critica e il risultato che si aspetta l’imprenditore si fiondano a testa bassa sul problema. Dopo averlo risolto, escono in attesa di risentirci”. 

“Mi sembra ottimo come approccio” – gli risposi con un filo di orgoglio per la società che rappresento – “ma perché aspettare un Temporary Manager e non far crescere le stesse competenze all’interno?” 

Francesco mi guardò quasi rapito da mille pensieri sull’argomento. “Se dovessi attendere che i miei collaboratori acquisiscano le competenze dei miei Temporary Manager probabilmente dovrei attendere molti anni…Mi costerebbe troppo e non so se realizzabile nel breve e medio periodo. Quando ho bisogno di loro so di contare su competenze fresche, moderne, aggiornate. Senza contare che poi il Temporary Manager oggi non deve essere un tuttologo ma uno specialista, abituato a risolvere un problema specifico”. 

 

Al nocciolo del problema 

Ma a questo punto la curiosità mi spinse a chiedere: “Ma quali problemi ha risolto grazie al Temporary Manager?”. 

Francesco: “Come dicevo prima le criticità erano soprattutto nelle operations, negli acquisti e nella rete commerciale. Abbiamo rivisto tutti i processi e in azienda sono intervenuti più Temporary Manager, i quali per la loro area, si sono adoperati a risolvere il problema specifico. E’ stato un lavoro in Team straordinario. Tanto che anche oggi gli stessi Temporary Manager intervengono a tempo quando ho un progetto di un nuovo plant produttivo, o devo aprire un nuovo mercato oppure rivedere il sistema di controllo di gestione in funzione di alcune innovazioni del mio modello di business. Pensi ad esempio all’industria 4.0. Ammodernare le mie linee produttive ha significato chiedere il supporto di un Temporary Manager specializzato nell’area IT per gestire il flusso dati interno e con i partner lungo tutta la supply chain. Inoltre abbiamo dovuto affidarci ad un altro Temporary Manager specializzato nell’area operations per rivedere i processi e le fasi di lavorazione dei nostri prodotti. Dopo pochi mesi abbiamo già visto risultati sorprendenti che hanno portato ad eliminare attività che non erano più a valore indirizzando molti collaboratori ad attività utili per l’efficientamento produttivo”. 

 

Il coraggio dell’umiltà 

“Tutto questo perché ha auto il coraggio di affidarsi alla fiducia!” – lo interrompi io un po’ bruscamente e pieno di entusiasmo per il suo racconto. 

E lui: “vedi ci vuole umiltà per fare questo. Senza umiltà non è possibile affidarsi e dare fiducia alle persone. Quando i miei Temporary Manager hanno fatto il primo check up mi hanno chiesto carta bianca. Affidare la mia azienda a loro, come fosse un figlio, voleva dire mettermi alla prova e soprattutto mettermi in discussione per primo. Volevo troppo bene a mio figlio! Non avevo scelta. E quella scelta ora mi ripaga continuamente grazie al loro aiuto.”. 

 

Marco Zampieri
Founder & CEO| Manager a Tempo Srl
marco.zampieri@manageratempo.com
www.manageratempo.com 

 

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Autore: Marco Zampieri
Pubblicato il 10 / 01 / 23
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